Bollettino n 3.4 Verso l’abisso IV

Bollettino n 3.4 Verso l’abisso IV

Verso l’abisso? (IV)

Per concludere, vorrei elencare rapidamente qualche punto, da discutere insieme.

  1. Spero di aver chiarito a sufficienza che il processo di “re-centrage” americano (ovvero la ritirata graduale degli Stati Uniti rispetto alla loro tradizionale predominio su buona parte del pianeta) è un aspetto importante per comprendere come vanno effettivamente le cose, quotidianamente, nel mondo che ci circonda. Per illustrare ancora una volta tale affermazione scelgo due esempi di attualità – l’uno internazionale, l’altro “domestico”. 

Sul primo – la guerra Israele-Hamas – mi pare chiaro (retrospettivamente) che il parziale disimpegno americano dal Medio Oriente ed il parallelo rafforzamento economico-militare di Israele hanno favorito negli anni la destra ed ora l’ultra destra di quel paese. Anche da qui è scaturita la tragedia degli ultimi sei mesi. Anche da qui abbiamo assistito sgomenti al riemergere da ambo i lati della barricata di un antagonismo estremista a sfondo religioso monoteista che speravamo di aver abbandonato definitivamente alle nostre spalle. 

Sul secondo – la “resurrezione politica” di Donald Trump – bisogna strabuzzare gli occhi, perché è vero che questo ex-Presidente (con alle spalle ben 91 capi di imputazione, tra cui quello gravissimo di aver ordito il noto tentativo insurrezionale del 6 gennaio) è oggi nuovamente sulla cresta dell’onda elettorale negli Stati Uniti. Evidentemente, il suo messaggio nazional-imperialista “Make America Great Again” (MEGA) rappresenta una sirena possente che fa presa su una parte importante dell’elettorato. Non solo su gli White Anglo-Saxon Protestans (WASPS) ma anche sugli altri considerati oggi ufficialmente bianchi, come gli americani di origine russa, polacca, ebrea, irlandese e italiana (a cui dedicherò un altro Bollettino). Ed infine, con percentuali decrescenti, sui nativi, i neri, i latinos, gli asiatici… Anche perché, spiega il New York Times, nessun candidato può vincere riferendosi ad una parte soltanto dell’elettorato.

  1. D’altra parte, queste note hanno anche lo scopo di preparare chi scrive e chi legge a tempi ancor più tumultuosi di quelli odierni. Per il nostro giro, non prevederei nessuno scarto (colpo d’ala o salto della quaglia). Soltanto vorrei riuscire a mettere la mareggiata in arrivo “under control”, intellettualmente e praticamente. Non ho nulla da aggiungere a quanto ho scritto nella seconda parte di Prospettive mediterranee. Intendo solo verificare e qualificare via via quanto già sappiamo e proponiamo. Va bene essere in pochi (i miei quattro gatti), ma d’accordo in modo approfondito, determinato e persistente, ci ha fatto capire Michael Woolcock a margine della presentazione di cui vi ho parlato. Il nostro è un punto di vista occidentale favorevole a un’uscita dalla logica nazional-imperialista verso soluzioni federaliste democratiche, suggerite magari da magneti colorniani. Esso è scaturito da anni turbolenti e si rinnova alla fonte di una nuova epoca turbolenta. Rappresenta una ribellione (mai omicida, in condizioni democratiche) che intenderebbe avviare il processo di, cambiamento su nuovi binari.

A tal proposito, dulcis in fundo, vorrei segnalare un passo avanti – “nuovo e buono” avrebbe detto Albert Hirschman. Nicoletta ed io abbiamo cominciato a lavorare insieme a Anthony Tamburri ed ai suoi amici docenti di New York (Ernst Ialongo, Stan Pugliese, Fred Guardafé). Ci sentiamo ogni settimana. Si tratta di una libera, progressiva collaborazione tra americani di origine italiana e italiani interessati agli Stati Uniti. Essa ha già superato prove importanti come le Opere Complete di Eugenio Colorni in sette volumi e l’avvio, con An America in Antiquity? di una collanina, “Il nostro Mezzogiorno”, in inglese. Potrà crescere ancora con diversi volumi presso Bordighera Press; con l’avvio di una nuova collana dedicata ad importanti contributi americano/italiani presso l’Editore Rubbettino (aperta da un libro di testi di Anthony Tamburri curato da Nicoletta, e forse da un librettino di Ernst Ialongo su Eugenio Colorni). E magari con un Convegno fondativo – americano/italiano e viceversa – da tenersi alla Casina Anna Marocco Meldolesi di Montepulciano. 

Insomma la presentazione del North-End di Boston a cui ho accennato in B 3.1 ha funzionato bene, anche perché Anthony aveva approfondito il libro e ne aveva tratto un fuoco di fila di domande a cui, insieme a Nicoletta, ho cercato di rispondere. Essa ci ha consentito, nel nostro piccolo, di prendere il largo… 

  1. Se riuscissimo nei prossimi mesi ad ottenere un analogo avvio di partnership politica sul lato business di Entopan e di altri amici, magari coinvolgendo ulteriori correnti di pensiero ben intenzionate, potremmo attendere a piè fermo le procelle in arrivo.

Un saluto a tutti!

Luca, vecchio esausto.

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[1] Durante i quali il “ricatto morale” della guerra ha a lungo ammutolito la comunità ebraica americana (tra l’altro, lasciando mano libera alla sua famosa lobby schierata su posizioni oltranziste). Solo di recente la sua componente progressista, tradizionalmente amica del pensiero liberal-socialista, è riuscita finalmente, autorevolmente a far sentire la propria voce…
[2] Ricordo in proposito che, nell’antichità mediterranea politeista, le guerre, grandi e piccine, non avevano mai una radice religiosa…
[3] E’ possibile, tuttavia, che la tragica vicenda in pieno svolgimento non pregiudichi definitivamente il futuro. Perché il rafforzamento in atto dei paesi arabi moderati, la politica dei “due stati” (o come oggi si dice delle “due entità”: israeliana e palestinese), ed il rinnovamento del Patto di Abramo tra pesi semiti potrebbe finalmente prevalere sull’alleanza del terrore che fa capo alla teocrazia iraniana.
[4] Proprio come ha sostenuto Albert Camus in L’homme revolté per i paesi occidentali, come Gabriel Audisio ne ha riferito l’importante lezione all’Algeria, e come abbiamo vissuto personalmente Nicoletta ed io negli anni Settanta – quando piccoli gruppi di pistoleros ideologizzati hanno distrutto assurdamente, inesorabilmente un grande movimento sociale…