Italia Vulcanica

Italia Vulcanica n. 12-13
Il coraggio dell’innocenza

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2022

Come eravamo.

 

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Italia Vulcanica n. 11
La montagna e il topolino

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2021

Questo fascicolo 11 dell’ltalia Vulcanica riguarda il punto di svolta che si è verificato nel nostro lavoro nel 1997-1998. Il gruppo più attivo di allievi e collaboratori che si era formato presso il Dipartimento di economia dell’Università Federico II di Napoli fece allora il massimo sforzo per inserirsi costruttivamente nell’attività della Cabina di Regia Nazionale su invito del suo Presidente, I’ingegner Alberto Carzaniga, che operava per conto deIl’allora Ministro del Tesoro-Bilancio Carlo Azeglio Ciampi. Ma, a dispetto di numerosi, importanti risultati, tale tentativo incontrò forti resistenze e non andò a buon fine. Sembro allora che la straordinaria progressione di formazione, ricerca e proposta ormai raggiunta dal nostro giro (e riconosciuta a Roma, a Bruxelles e più in generale dalla stampa e dall’opinione pubblica) non trovasse infine sbocco. Ma non fu esattamente cosi. Perché nel frattempo “la montagna (politica, sociale, intellettuale, amministrativa) aveva infine partorito… un topolino!”

Italia Vulcanica n. 10
Dall’alto della cabina

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2021

“Pur partendo inizialmente da specificità territoriali concrete, mi trovai (ci trovammo) d’un sol balzo in alto: a gestire una situazione complessiva sotto “luci della ribalta” che accreditavano all’improvviso la nostra presenza, le nostre idee: valorizzavano il lavoro pregresso (che avevamo meticolosamente messo a punto) ed occhieggiavano infine ad evoluzioni future. Si è trattato, dunque, di un’acrobazia possibilista che (esattamente) non poteva stabilire ex ante il suo ubi consistam, e neppure fin dove quel balzo felino avrebbe potuta spingerci…”

Italia Vulcanica n. 9
Napoli, oh cara!

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2020

Poteva ripiegarsi su se stessa un’esperienza teorico-pratica intensa come la nostra, che, partendo dal napoletano, aveva messo in discussione le interpretazioni malevole sul Mezzogiorno; e che, ipso facto, era rimbalzata favorevolmente sulla stampa nazionale? No, non poteva: non doveva. Anzi, al contrario, doveva ingegnarsi ad espandersi per ogni dove, identificando i passi successivi per aprirsi il cammino. Per tale ragione, non avrebbe avuto senso rifiutare l’offerta di collaborazione di Alberto Carzaniga, presidente della Cabina di Regia Nazionale presso il Ministero bilancio-tesoro, retto allora da Carlo Azeglio Ciampi…

Italia Vulcanica n. 8
Avant le deluge

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2020

I problemi dell’oggi sono in gran parte uguali a quelli dell’altro ieri. Ma (come vorrebbe, per l’appunto, la nostra maison Colorni-Hirschman) speriamo nel frattempo di aver trasformato l’ingenuità in consapevolezza; e dunque d’aver imparato ad affrontarli meglio, quegli autentici rompicapo: nel Mezzogiorno, in Europa, nelle Americhe…

Italia Vulcanica n. 6-7
Montagne russe

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2020

Nella nostra vicenda, vi fu un periodo di grande curiosità da parte dei mass media nazionali. “Come può dimostrare, mi chiedevano i giornalisti, ciò che sostiene nei riguardi delle PMI del semi-sommerso meridionale?”. “Potrei facilitarle il lavoro” – rispondevo. “Se lei mi dice a che ora arriva a Napoli il suo treno da Roma, potrei farle trovare alla stazione una/un giovane tesista che potrebbe condurla in loco a vedere direttamente, con i propri occhi!”. Era un’esca allettante …
Eppure – val la pena di domandarsi post-factum – poteva mai una semplice operazione da “Re nudo” orchestrata da un docente sui generis con i suoi allievi riuscire a capovolgere all’improvviso la narrazione corrente sul Mezzogiorno? Quella che, a parte la prima parte della famosa “Cassa”, si era andata consolidando in decenni di risultati di politica economica deludenti? Evidentemente non poteva. Ciò che poteva, e che effettivamente riuscì, fu un’operazione culturale: la messa in circolazione di una pulce nell’orecchio, di un dubbio amletico su come stavano effettivamente le cose. Fu la fenditura di un monopolio interpretativo su cui interessi e passioni di numerose “dramatis personae” (del Nord, del Sud,
della società civile e delle istituzioni) avevano finito per convergere – sia pure con variegate accentuazioni.
Fu la contestazione a viso aperto (e con dovizia di riscontri sul campo) della tesi allora prevalente della “irrisolvibilità” della questione meridionale – di breve e di lungo periodo; e quindi anche dell”‘inevitabilità” di un pozzo senza fondo (auspicato o screditato che fosse), ed anche, sembrò ad un certo punto, senza scopo – a parte quello evidente dei cosiddetti “mediatori” (per usare l’eufemismo di Gabriella Gribaudi).
Come si capisce a josa dalle pagine che seguono, il nostro ragionamento sosteneva invece
(fortunatamente!) che l’orizzonte meridionale non era (e non è) così fosco. Che, in primo luogo, il problema era (e sono) le aziende: la loro moltiplicazione ed il loro sviluppo. Che l’avvio vigoroso (direttamente osservabile) di una piccola industrializzazione leggera meridionale, con alle spalle una grande tradizione contadina ed artigiana operosa, andava incoraggiato in ogni modo. E che ciò rappresentava la via maestra per aggredire davvero la questione occupazionale del Sud – centro nevralgico di molti altri problemi del Paese.
Naturalmente, tutto ciò non escludeva affatto l’interesse per gli investimenti infrastrutturali, per i grandi servizi sociali (come la sanità e l’istruzione), per il welfare, il turismo, la cultura ecc. Ma a patto – precisavamo – di non perder mai di vista la questione chiave appena enunciata. Intendevamo, infatti, “tenere il punto”: non era affatto facile! Innanzitutto perché, dopo un momento di sbalordimento, le numerosissime forze contrarie (per le più diverse ragioni: culturali, ideologiche, politiche, sindacali, materiali ecc.) si riorganizzarono a livello locale e nazionale. Persino la vita di Facoltà a Napoli divenne più difficile. Sembrava quasi che “chi di spada ferisce … “. Ma cosa vuole questo scocciatore (che sarei io) piombato dall’esterno?
Rasentai effettivamente una sorta di “effetto di rigetto” che funzionò in città, ma molto di meno nel contado (da cui per ragioni logistico-automobilistiche proveniva la maggior parte dei miei allievi). Questi ultimi, d’altra parte, erano spesso intimiditi, venivano assorbiti dai loro problemi di breve periodo (esami, tesi, lavoro) e tendevano a disperdersi. I riferimenti culturali, pur decisivi, finivano per sbiadirsi in quell’atmosfera; mentre il nostro attivismo “teneva botta” a fatica. Dopo tanti sforzi ,la nostra esperienza sembrava ondeggiare, sorprendentemente, tra mitologia e dannazione… Eravamo arrivati forse al capolinea?
Non era così. Perché avevamo in serbo ancora parecchie energie intellettuali che potevano esser valorizzate durante la pausa estiva – magari a partire da una franca discussione sul metodo dell’affetto.
Inoltre, con l’avvio dell’estate, la nostra peculiare interpretazione della “questione meridionale” stava ormai prendendo piede. Il governo voleva indire a Napoli una Conferenza sull’occupazione meridionale che non riuscì a condurre in porto. Ma la sua sola convocazione (poi annullata) ci diede il destro per articolare per la prima volta, con maggior cura, la politica economica dell’emersione che andavamo elaborando.
Infine, una parte della stampa continuò a sostenerci. Come anche fece il giro distrettuale di Artimino di Giacomo Bacattini e di Sebastiano Brusco a cui partecipavamo. Mentre l’interesse per l’Italia continuava ad esser vivo anche oltre oceano…
Conclusione: passavamo senza soluzione di continuità dalle stalle (della messa all’indice) alle stelle (dell’attenzione generale). Fu un periodo di “montagne russe” che ci suggerì comportamenti assai flessibili, adatti all’evoluzione giorno per giorno della situazione. Cominciò, in un certo senso, una transizione: dalla sfida allo stato di cose presente, alla guerriglia quotidiana – un’epoca che sarebbe durata molto più a lungo di quanto avevamo previsto.
Luca Meldolesi
Roma, 12 maggio 2020.

 

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Italia Vulcanica n. 5
Bingo!

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2020

IL TET E LA TENAGLIA
La mia intervista su “Affari e Finanza” di La Repubblica ha avuto una vasta eco. […] Il commento che mi ha fatto più piacere è stato quello di Bastianino Brusco che l’ha definita “una operazione vietnamita”. Ai più giovani preciserò che durante la guerra del Vietnam le forze rivoluzionarie, per opporsi, allo strapotere dell’esercito americano, avevano sviluppato una tattica molto audace che consisteva nell’ impossessarsi, per poco tempo, di palazzi e postazioni ufficiali di Saigon in modo da rincuorare le proprie truppe e far giungere al mondo un messaggio di speranza. In particolare, la mia generazione ricorda, come se fosse ieri, la famosa offensiva del Tet (il capodanno vietnamita) che, dimostrando la possibilità di sconfiggere le forze armate avversarie, rappresentò una svolta importante nella evoluzione della guerra.
Ordunque: cosa ha voluto dire Bastiano con il suo paragone? Forse più cose. In primo luogo che grazie a Sandra Carini (che proviene dal ’68 di Scienze Politiche di Roma) la mia intervista è stata un’operazione giornalistica audace. Inoltre che aver “tenuto” Affari e Finanza per tre settimane ha consentito di inviare al paese un messaggio importante sul Mezzogiorno operoso e sulla risolubilità della crisi italiana partendo dal. Sud. Ancora, che la sproporzione delle forze in campo era (ed è) molto elevata e che non bisogna farsi illusioni: ci aspetta un periodo altalenante di sortite e di ritirate (nella giungla delle mini-imprese meridionali).
Aggiungo infine una quarta lezione. Come nella tattica vietnamita che convogliava improvvisamente su un punto determinato forze locali e nazionali, così anche nel nostro “mini tet” il basso e l’alto hanno prodotto un “contatto” all’improvviso accendendo la lampadina, chiudendo la tenaglia. Vale a dire: il lavoro sul campo ed il saggio per la Confindustria hanno consentito l’emergere una campagna di stampa da cui è nata, ad un certo punto l’impennata “vietnamita”.
Luca Meldolesi
30 giugno 1996

 

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Italia Vulcanica n. 4
Mal di crescita

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2020

Il Mal di crescita riguarda un “momento magico” della nostra esperienza meridionale, in cui siamo riusciti a mettere a fuoco alcune problematiche “anti-verticaliste” che tenevano presenti alcuni insegnamenti esterni (internazionali e nazionali), ma che sgorgavano effettivamente da ricerche sul campo; e che meritano ancor oggi di venir riprese e riproposte. Anche perché, a loro volta, esse suggerirono allora ulteriori sviluppi (come parte degli insegnamenti di Eugenio Colorni e di Albert Hirschman) che sarebbe masochista abban donare al loro destino.
Di questi tempi, il mondo della catastrofe ambientale e dell’emergenza sanitaria, come tanti altri aspetti della vita vanno di fretta. Le donne e gli uomini non riescono a correr loro appresso, ed a padroneggiarli. L’impressione è che, se non si riuscirà a rafforzare una strategia mondiale, le rivalità e le inerzie delle amministrazioni, delle imprese e delle famiglie ci spingeranno, prima o poi, a chiuder la stalla solo dopo l’uscita dei buoi. La vicenda dell’espandersi progressivo (ma tutt’altro che inevitabile) del coronavirus da una zona all’altra del mondo deve servirci da ammonimento. È un problema acuto di responsabilità collettiva. Ragione di più per occuparsi delle fondamenta dell’intera questione. Perché chi perde il filo… finisce in balia delle onde.

 

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Italia Vulcanica n. 3
Il Mezzogiorno della speranza

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2019

Il saggio “L’elevata mobilità del lavoro nel Mezzogiorno della speranza” (1996) scatenò una bagarre. L’opinione pubblica aveva allora scarsa considerazione per il Sud. Persino un vecchio amico come Bastianino Brusco, che pure era sardo di origine, sosteneva che “nel Mezzogiorno non c’è niente” ed allargava le braccia. Invece le ricerche sul campo degli studenti di politica economica e di teoria e politico dello sviluppo della facoltà di economia dell’Università Federico II di Napoli mostravano l’esistenza di una realtà produttiva molecolare, semi-sotterranea, ma molto più incoraggiante di così. Tale “contrordine” colpì nel segno. Questo terzo fascicolo dell’Italia Vulcanica riguarda, infatti, la genesi di tale processo che sarebbe ben presto sfociato in una campagna di stampa in piena regola. Si trattò, in un certo senso, del passaggio da un’alta marea a un’altra. Perché a causa della disastrosa caduta alpina di Albert Hirschman dell’estate del 1995, il suo stesso progetto internazionale che spaziava su tre continenti venne archiviato. Tale riflusso colpì anche le nostre iniziative italiane e napoletane. Pur indietreggiando, tuttavia, non venimmo fiaccati. Il nostro gruppo di docenti, studenti ed ex-discenti riuscì a far quadrato, a “tirar fuori” parte del suo potenziale ed a riprender quota, nonostante l’atteggiamento liquidatorio di una parte dell’accademia e delle istituzioni – anche meridionali.

Italia Vulcanica n. 2
L’alta marea – cronache dall’Italia vulcanica

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2019

La partecipazione ai movimenti di massa ha un ruolo importante nella vita di tanti esseri umani: fa spesso parte di ciò che sono state chiamate le loro esperienze fondamentali. Ma la piccola “alta marea” del 1994-95 presso la Facoltà di Economia dell’Università Federico II di Napoli ha avuto, inoltre, alcune caratteristiche peculiari.
Favorita, come tante altre, da una specifica costellazione di circostanze interne ed internazionali, essa è stata però provocata consapevolmente; ed ha consentito ad un vasto “giro” di giovani meridionali di mettere in moto le loro indubbie potenzialità e di affacciarsi con cognizione di causa al vasto modo che ci circonda. Sono qualità che vanno rivissute e studiate come “caso specifico”, anche per essere conosciute, approfondite ed eventualmente riprodotte altrove – mutatis mutandis.

Italia Vulcanica n. 1
Italia vulcanica: qui comincia l’avventura…

Luca Meldolesi (a cura di), Ide (Italic digital editions), Roma, 2019

Solfatare, bradisismi, stufe, vulcanelli a diversi gradi di attività: sono alcune caratteristiche dei Campi Flegrei (Ardenti) – una zona a nord di Napoli notissima fin dai tempi più antichi. È lì – e più esattamente nel Dipartimento di Economia della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università Federico II di Monte Sant’Angelo – che nei primi anni Novanta del secolo scorso ha preso l’avvio un’iniziativa politico-culturale collegata ad Albert Hirschman ed al suo “giro” internazionale che ha coinvolto numerosi giovani talenti. Dall’Università al territorio, tale attività è stata riproposta in seguito – mutatis mutandis – al governo nazionale ed ha investito l’intero Mezzogiorno ed altre zone del Paese.
Da essa è scaturito infine “A Colorni-Hirschman International Institute” che sta oggi portando nel mondo un analogo impulso. Il desiderio di documentare la nascita e l’evoluzione di tale esperienza del tutto insolita, parte di una “Italia vulcanica” che non si arrende alle nequizie correnti interne ad internazionali, ha suggerito questa piccola serie di documenti e di osservazioni d’epoca.

 

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