Bollettino n. 10 Momento magico

Bollettino n. 10 Momento magico

Momento magico?

Sono smemorato (peggio di Biden). Ma per quanto cerchi nella memoria, non ricordo un momento più favorevole agli americani-italiani e all’Italia filo-atlantica negli ultimi quarant’anni. Sarà il pericolo del Trump alle porte. Sarà il ricordo (ed il desiderio) di vacanze italiane. Saranno i progressi della componente “italica” degli Stati Uniti – soprattutto delle donne (si pensi all’onnipresente Taylor Swift di famiglia salernitana, che porta felicità nelle case americane; oppure alle veterane come Geraldine Ferrero e Nancy Pelosi che stano varando un’associazione ad hoc). Sarà il nostro atteggiamento italico-italiano comprensivo e partecipe di fronte ad un periodo internazionalmente difficile. Sarà che stiamo diventando di moda (a partire dalla Toscana): c’è domanda per capirne di più[1]. Sarà la fede cattolica di un Presidente di famiglia irlandese e di una first lady originaria di Gesso (Messina). Comunque è vero: in ciascun ambiente filo-democratico, basta dire che siamo italiani per essere attorniati da un effluvio di simpatia e di cameratismo inattesi.

Tanto da domandarsi: ma cosa si attendono gli americani dagli italici/italiani; e, più in particolare, da noi meridionali mediterranei?

Un’ipotesi forse val la pena di avanzarla. Senza dubbio i neri stanno facendo un grande passo in avanti. Si mobilitano. Nei caucuses democratici (le assemblee che scelgono i candidati) sono persino due terzi dei presenti. Nel Michigan – una dei più importanti swinging state (quelli che decideranno le elezioni di novembre) – l’attivismo nero dialoga ormai con quello arabo…

L’anno scorso questa situazione (senza il popolo nero la battaglia sarebbe già persa) portò a un sussulto estremista (che poi si è andato espandendo nel mondo). Ma adesso il vento è cambiato. E’ necessario che accanto all’ascesa del popolo nero, tutte le componenti dell’arcobaleno si facciano avanti (dai nativi, ai latino, agli asiatici, agli indiani ecc.) E’ qui allora che la componente americano-italiana potrebbe avere un ruolo rassicurante, da sliding equilibrium a favore di “tuti quanti”. Gli scontri del tipo Harvard (tra direzione nera e finanziatori bianchi) vanno rapidamente archiviati. E’ giunto il momento di dire chiaramente cosa bisognerebbe fare, desiderare. Ed anche noi, per quel poco che può valere, è bene che ci esprimiamo.

Dico la mia (senza nessuna pretesa di rappresentatività o di esaustività).

Mi pare indispensabile “tamponare” le tre situazioni di crisi (Cina, Russia e Iran) perché tale impasse faciliti il ripensamento e chiami al lavoro le forze migliori, favorendo ponti e superamenti. Bisogna sostenere ed accompagnare i processi fruttuosi per ogni dove essi si manifestano. Dialogare con gli studenti americani in Italia. Sfruttare intelligentemente i nostri caleidoscopi regionali. Curare i rapporti positivi con gli Stati Uniti, anche per aiutare a sbloccare la situazione europea e mediterranea. Agire dal basso e dall’alto. Puntare al bilinguismo. Imparare a conoscersi a fondo. Recepire al meglio la possente spinta tecnologica del nostro tempo. Esprimere sempre più il nostro potenziale a partire dal Mezzogiorno e dal Mediterraneo, per poter parlare a Mezzomondo….

Per ora mi fermo qui.

Luca

 

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[1] Tanto che il nostro editore è costretto a spostarsi in aereo da un capo all’altro degli Stati Uniti.