12 Feb Bollettino n. 10 Momento magico
Sono smemorato (peggio di Biden). Ma per quanto cerchi nella memoria, non ricordo un momento più favorevole agli americani-italiani e all’Italia filo-atlantica negli ultimi quarant’anni. Sarà il pericolo del Trump alle porte. Sarà il ricordo (ed il desiderio) di vacanze italiane. Saranno i progressi della componente “italica” degli Stati Uniti – soprattutto delle donne (si pensi all’onnipresente Taylor Swift di famiglia salernitana, che porta felicità nelle case americane; oppure alle veterane come Geraldine Ferrero e Nancy Pelosi che stano varando un’associazione ad hoc). Sarà il nostro atteggiamento italico-italiano comprensivo e partecipe di fronte ad un periodo internazionalmente difficile. Sarà che stiamo diventando di moda (a partire dalla Toscana): c’è domanda per capirne di più[1]. Sarà la fede cattolica di un Presidente di famiglia irlandese e di una first lady originaria di Gesso (Messina). Comunque è vero: in ciascun ambiente filo-democratico, basta dire che siamo italiani per essere attorniati da un effluvio di simpatia e di cameratismo inattesi.
Tanto da domandarsi: ma cosa si attendono gli americani dagli italici/italiani; e, più in particolare, da noi meridionali mediterranei?
Un’ipotesi forse val la pena di avanzarla. Senza dubbio i neri stanno facendo un grande passo in avanti. Si mobilitano. Nei caucuses democratici (le assemblee che scelgono i candidati) sono persino due terzi dei presenti. Nel Michigan – una dei più importanti swinging state (quelli che decideranno le elezioni di novembre) – l’attivismo nero dialoga ormai con quello arabo…
L’anno scorso questa situazione (senza il popolo nero la battaglia sarebbe già persa) portò a un sussulto estremista (che poi si è andato espandendo nel mondo). Ma adesso il vento è cambiato. E’ necessario che accanto all’ascesa del popolo nero, tutte le componenti dell’arcobaleno si facciano avanti (dai nativi, ai latino, agli asiatici, agli indiani ecc.) E’ qui allora che la componente americano-italiana potrebbe avere un ruolo rassicurante, da sliding equilibrium a favore di “tuti quanti”. Gli scontri del tipo Harvard (tra direzione nera e finanziatori bianchi) vanno rapidamente archiviati. E’ giunto il momento di dire chiaramente cosa bisognerebbe fare, desiderare. Ed anche noi, per quel poco che può valere, è bene che ci esprimiamo.
Dico la mia (senza nessuna pretesa di rappresentatività o di esaustività).
Mi pare indispensabile “tamponare” le tre situazioni di crisi (Cina, Russia e Iran) perché tale impasse faciliti il ripensamento e chiami al lavoro le forze migliori, favorendo ponti e superamenti. Bisogna sostenere ed accompagnare i processi fruttuosi per ogni dove essi si manifestano. Dialogare con gli studenti americani in Italia. Sfruttare intelligentemente i nostri caleidoscopi regionali. Curare i rapporti positivi con gli Stati Uniti, anche per aiutare a sbloccare la situazione europea e mediterranea. Agire dal basso e dall’alto. Puntare al bilinguismo. Imparare a conoscersi a fondo. Recepire al meglio la possente spinta tecnologica del nostro tempo. Esprimere sempre più il nostro potenziale a partire dal Mezzogiorno e dal Mediterraneo, per poter parlare a Mezzomondo….
Per ora mi fermo qui.
Luca