04 Mar Bollettino n. 2.5 Cambiare mentalità!
Cambiare mentalità!
Quand’ero ragazzo, Catania si gloriava del titolo di “Melano d’o Sud”.
E proprio da Catania ci è giunta ora, per la nostra rubrica on line Venti del Sud (www.effeddi.it), una bella intervista a Salvo Sichili, raccolta da Laura Fantini.
Ho scritto a Salvo che un esempio concreto può essere più convincente di tante parole.
Infatti nel mezzo secolo (e più) in cui ho seguito le vicende del Mezzogiorno, di parole se ne sono sprecate molte.
Ricordo che sul finire degli anni ’60 del secolo scorso si cominciò a sostenere che l’Italia si avvicinava ormai alla piena occupazione.
Non è così, sostenni in un libretto di allora, mettendo in evidenza il basso (e decrescente) saggio di attività (occupati più in cerca di lavoro), soprattutto delle regioni meridionali.
Mio padre, che pur faceva il radiologo, mi domandò: “ma le persone che non compaiono più nelle statistiche, dove sono andate a finire?”
Vale a dire: aveva capito.
Chi non capì, invece, fu il direttore dell’Istat che si infuriò contro di me (che, peraltro, come incaricato, lavoravo allora alla Facoltà di Statistica della Sapienza a Roma…)
Vent’anni più tardi accadde l’inverso. Si cominciò a sostenere che nel Sud non c’era nulla: tutti disoccupati!
Niente affatto, cominciai a sostenere da Napoli.
Non è disoccupato chi si alza alle 6 della mattina per andare a lavorare.
Le PMI meridionali hanno bisogno piuttosto di una mano per emergere dalla loro condizione “caffè e latte”.
Carzaniga, Ciampi e poi Amato mi ascoltarono.
Ma poi, all’atto pratico, le difficoltà furono immense (ve le racconterò un’altra volta).
Così c’è voluto un altro quarto di secolo perché certe idee filo-imprenditoriali penetrassero davvero.
C’è voluta la crescita di una nuova generazione che le aziende le vuole creare davvero.
Salvo Sichili fa parte di questa generazione.
Trovo la sua intervista particolarmente felice quando sostiene che, insieme ai giovani, bisogna parlare ai loro genitori.
Che i giovani non debbono farsi dare la paghetta o farsi comprare l’automobile: è molto meglio ricevere un piccolo capitale per iniziare un’attività.
Sono d’accordo
Non solo: tengo a ricordare che sono stato proprio io ad andare a casa degli studenti a parlare con i loro genitori…
All’inizio dell’anno, mi succedeva che qualche piccolo imprenditore venisse a trovarmi in ufficio o mi fermasse nei corridoi dell’università per raccomandarmi sua/o figlia/o che (naturalmente) avrebbe dovuto puntare ad un bel posto pubblico… “stabile e sicuro”.
Lasciate fare a me – rispondevo dandogli del voi (come era usanza allora).
Perché spesso alla fine dell’anno lo stesso genitore veniva a ringraziarmi dicendomi: “ha salvato mia/o figlia/o: si è impegnata/a nell’azienda di famiglia”.
Dunque siamo d’accordo. Bisogna cambiare una mentalità profondamente radicata nella storia millenaria di contadini, braccianti ed artigiani che sognavano di “fare la vita dei signori”.
Ma come agire?
L’esempio, l’ho già scritto, è decisivo. Grazie Salvo!
Il lavoro dell’insegnante può essere utilissimo.
Ma dobbiamo cercare altre strade ancora.
Avvicinarsi in mille modi agli Stati Uniti (magari tramite i parenti)?
Ci stiamo provando…
Luca
o’ viecchiariell’
(prosegue)