Bollettino n 3.6 Prospettive Med nel quotidiano

Bollettino n 3.6 Prospettive Med nel quotidiano

Prospettive Med nel quotidiano

Insomma – potrebbe arguire a questo punto un eventuale lettore (magari infastidito da questo continuo “scribacchiare”) – puoi dirci in poche parole cosa sarebbero, ed a cosa servirebbero, queste famose “Prospettive mediterranee”?

Sono idee del federalismo democratico – risponderei – che appaiono nuove ad un mondo che non riflette sulla sua storia (recente e lontana), che non ne impara le numerose lezioni, che è incapace di guardare al di là delle logiche nazional-imperialiste, delle loro fasi e forme via via differenti – quelle che, in realtà, lo soffocano.

Sono idee, le nostre, che hanno effettivamente radici antiche, ma che sono state riprese e sviluppate nella nostra cultura moderna, soprattutto da Carlo Cattaneo e da Eugenio Colorni. 

Le ho riproposte per l’intero Mediterraneo collegandomi ad una corrente franco-algerina amica del secolo scorso, che ha fatto capo a Gabriel Audisio e a Albert Camus. 

E’ un punto di vista scaturito al centro del nostro “mare di mezzo”; ma che vorremmo discutere, sviluppare e riproporre per tutti i popoli mediterranei (iberici, nord-africani, mediorientali, egei, balcanici); per non parlare dei popoli che gravitano sul Mediterraneo ed oltre.

Ma cosa c’è di nuovo? – potrebbe interrompermi quell’eventuale lettore capovolgendo il discorso. L’Onu è un’istituzione mondiale che “federalizza” quasi 20via via0 paesi. Con il tempo, si è sviluppato intorno ad essa un sistema di leggi internazionali. Inoltre, la rivoluzione americana del tempo che fu ha ispirato via via  molte costituzioni federaliste. Tanti paesi, sia democratici sia autoritari, si dichiarano federalisti…

Proprio questo è il punto – risponderei. Hai messo il dito sulla piaga. Perché, rispetto a ciò che abbiamo in testa, oggi il federalismo viene quotidianamente svillaneggiato, depotenziato, sottomesso ed assorbito rispetto alle logiche nazional-imperialiste correnti. Basta vedere con quale sfacciataggine questo o quel paese viola (senza conseguenze, purtroppo) quel poco di legge internazionale che esiste e che magari ha sottoscritto in passato – ad esempio, in materia di diritti umani, di crimini di guerra, di gender, di cooperazione, di trattati commerciali ecc. Anche quando si riescono ad imporre sanzioni ad un paese colpevole, le autorità internazionali sono poi impotenti di fronte ad una parte consistente della comunità umana che, per il proprio tornaconto, ha interesse a vanificare quelle medesime sanzioni. Perfino quando, dopo molto penare, si superano i veti politici delle grandi potenze, o a portare qualche delinquente di fronte all’alta corte di giustizia internazionale, non esistono strumenti adeguati a renderne esecutive le relative decisioni…

Non si potrebbe spiegare, almeno nelle università, che l’umanità potrebbe vivere altrimenti – in modo pacifico, sereno, libero, giusto? 

Siamo ormai in un’epoca di rivalità in ogni ambito (tecnologico, economico, politico, militare, culturale ecc.). Vista dagli Stati Uniti, la situazione complessiva appare in continuo peggioramento. 

Si sta formando intorno all’ex-Presidente Trump un forte gruppo autoritario (con notevoli collegamenti in Argentina, Brasile, Europa, Israele ecc.) che sta meditando di “riprendersi il mondo”, anche con metodi banditeschi.

Naturalmente, la partita è ancora da giocare – sia sul piano giuridico (perché Trump è inseguito da decine di magistrati civili e penali), sia su quello elettorale. 

Comunque, non dobbiamo farci intimidire. Dobbiamo sempre tenere a mente che, proprio quando la situazione si aggrava, emergono energie nuove, inattese che agiscono in controtendenza. Così, mentre tanti, soprattutto tra gli straricchi, sono attratti dal “Make America Great Again” (MEGA), altri sorprendentemente, come lo speaker della Camera, Charles Schumer, vengono allo scoperto. Da un lato si sta irrobustendo un “salotto buono” da cui siamo comunque esclusi, dall’altro si assiste ad un inizio di mobilitazione.

Abbiamo, d’altra parte, le nostreProspettive Med” che continueremo ad elaborare ed a praticare nel nostro piccolo (seguendo la logica del magnete colorniano). Molti mediterranei d’America, se riuscissero a mettere a fuoco tale impostazione, potrebbero diventare pionieri di questo modo di vedere – nell’interesse stesso degli Stati Uniti. 

In particolare, domandiamocelo: gli americani/italiani che non vengono attratti dal vortice MEGA, possono continuare ancora a vivere sul pianto del passato, oppure su una “Romanità” che li ha già traditi almeno due volte (con la grande emigrazione post-risorgimentale e poi con lo scoppio della Seconda guerra mondiale)?

Non si rendono conto che nella sua ideologia il “Cesarismo” di Trump ha già assorbito la loro sconclusionata “Romanità”?

Ci sarebbe bisogno di un po’ di energia in più, di “difesa a donna/uomo” (per dirla calcisticamente), di un’attività intensa che mi sembrerebbe più possibile dal business alla cultura piuttosto che viceversa. 

Peccato che Nicoletta ed io, per ovvie ragioni, siamo ormai “fuori gioco”…

Luca

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[1] Il riferimento d’obbligo è naturalmente all’interessante Buried Cesars and Other Secrets of Italian American Writings di Robert Viscusi, SUNY, 2006.